Che intendi con difficile traduzione?
Difficile da capire per chi non conosce il dialetto in questione o che il corrispettivo in italiano è difficile da spiegare/trovare, pur conoscendo il significato? Eccone di entrambi, calabrese.
Vari tra seguenti termini sono di origine grecanica (che significa lo spiego più avanti):
hjàuru = profumo
agròpastu = sorghetta (erba che da piccola si confonde col granturco)
gùtimu = disa (Ampelodesmos mauritanicus)
jonaci = stelo legnoso e diritto del fiore della disa (vedi sopra) usato per fare i fileda (vedi sotto)
fileda (fileja, fileia...) = una specie di maccheroni al ferretto
scifu = mangiatoia per maiali
pappu, pappùma = nonno, mio nonno (l'ho sentito nel reggino, in realtà è un prestito grecanico)
vrancata = la quantità contenuta nelle due mani unite
iunta = manciata
arpa = falce da fieno (vedi la mia domanda https://answersrip.com/question/index?qid=20161025030710AAT7vFx )
prangia = estremità delle natiche (i prangi d'u culu, natichi)
naca, annacari = culla, cullare
Questi invece sono di difficile traduzione, o è difficile spiegarli pur conoscendone il senso:
annacàri (riflessivo) = (1) muoversi sculettando o (2) facendo in modo di essere osservati (se guardi sopra vedi che è collegato a "naca" culla)
prejari (riflessivo) = dimostrare gioia-orgoglio che non si riesce a nascondere per qualche successo proprio o qualcuno vicino (a figghja vincìu e ida si preja tutta = la figlia ha vinto e lei non riesce a contenere la gioia). Talvolta anche usato scherzosamente per una persona che non sta in se dalla contentezza e lo esprime col linguaggio del corpo - in una data situazione: per esempio ha una strana espressione di gioia che eventualmente cerca di non rendere evidente, ad ogni domanda risponde senza trattenere il sorriso. Addirittura può sembrare ridicola...
I termini più difficili del calabrese credo che siano quelli derivati dal grecanico, lingua di derivazione greca parlata ormai da pochissimi in pochi comuni, ma nel medioevo diffusa nella Calabria centro-meridionale (e più si torna indietro nel tempo, più era estesa). Una lingua dalla storia simile si ha nel Salento, in Puglia (lì la chiamano grico, non grecanico).
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Infine, una chicca. I seguenti valgono solo nel linguaggio infantile, si usano solo parlando coi bambini che ancora non pronunciano bene:
pappu = pane (probabilmente questo non funziona nelle zone di recente degrecanizzazione, dove pappu significa nonno, o forse il contesto chiarisce)
pappi = scarpe
cocò = uovo/uova
Non so come tradurli in italiano perché "i pappi" non sono le scarpe, ma sono le scarpe quando si parla coi bambini. Possono anche essere scarpe da adulto, ma se parliamo coi bambini:
- u papà s'accattàu i pappi novi = papà ha comprato le scarpe nuove
è evidentemente una frase detta ad un bambino piccolo.