Domanda:
Tradurre. Cosa intendete per "una buona traduzione"?
Lukas
2008-02-02 00:57:31 UTC
Mi spiego meglio. Ritenete piú corretto la traduzione letterale dei singoli termini o la traduzione del concetto?
Lo chiedo perché vedo molte traduzioni che dal punto di vista di un "Vocabolario" sono perfette sebbene quella lingua esprimerebbe il "concetto originale" in tutt'altra maniera.
Se ci fosse qualche traduttore o interprete in vena di consigli ne sarei felice.
Venti risposte:
Cosimo )O(
2008-02-02 05:23:39 UTC
Per me, una buona traduzione comunica lo stesso significato nella lingua d'arrivo che comunica l'originale nella lingua di partenza. In altre parole, riesce a radere al suolo la barriera linguistica che divide il lettore dallo scrittore senza lasciare in giro macerie che fanno inciampare.



Se non mi sento in grado di poter tradurre un testo come si deve, preferisco rinunciarci: basta conoscere i propri limiti.



***

Una mia carissima amica answerina mi ha dato questa citazione per fungere da motto per i traduttori:



"Lascia che la lingua sia per te, quel che il corpo è per gli amanti: la sola cosa che separa e unisce i viventi."



"Lass die Sprache dir sein, was der Körper den Liebenden: er nur ist’s, der die Wesen trennt und der die Wesen vereint."



(Friedrich Schiller)



Lei si' che sa rendere l'anima delle parole!



***

Mi sono appena reso conto di non aver risposto alla domanda specifica. Per me, una traduzione letterale non è una traduzione, è lessicografia.



Una traduzione deve rendere il significato del testo, non il significato delle parole. Il testo è un atto linguistico in se, il cui significato sta nell'insieme delle parole, nel loro contesto culturale.
Pangea
2008-02-02 03:13:23 UTC
Il mio professore di arabo diceva che la migliore traduzione è quella che non sembra una traduzione

E io sono pienamente d'accordo

Ho notato che in ogni traduzione in cui mi cimento posso distinguere due fasi

Una prima in cui la traduzione è quasi letterale, quindi traduco principalmente le parole in modo che rendano almeno la bozza del concetto che esprimono

Poi c'è una seconda fase in cui prendo questi concetti e li trasformo adattandoli alla struttura che è propria della lingua di arrivo

Credo che essere un traduttore esperto implichi la coincidenza di queste due fasi

Una cattiva traduzione è una traduzione che non tiene conto della seconda fase perché questa è la fase in cui realmente si pensa al destinatario

Ti faccio un esempio

Se dovessi tradurre letteralmente dall'arabo la frase

"Il ragazzo che ha un libro in mano" , uscirebbe fuori,

"Il ragazzo che nelle mani di lui è un libro"

E questo accade perché la frase risponde a tutta una serie di regole grammaticali che cambiano da lingua a lingua

E in realtà è proprio la grammatica che va tradotta

La frase tradotta deve sottostare a nuove regole; è come se dovesse cambiare atteggiamento

Ciò che accade alla frase tradotta è un po' quello che ci succede quando andiamo in un Paese straniero

Se ci vogliamo mimetizzzare con la popolazione non basta conoscerne la lingua, bisogna anche tenere conto degli usi e dei costumi di quella popolazione o tutti si accorgeranno che siamo stranieri
oyibo_mini_size
2008-02-02 01:00:05 UTC
una buona traduzione è la traduzione del concetto evitando di uscire troppo dalla frase originale.
Mariposita
2008-02-02 01:12:47 UTC
non sono una traduttrice ma laureanda in lingue. secondo me dipende dal tipo di traduzione che ti viene richiesta e dalla sua finalità.se è una traduzione letteraria, x l'editoria, non può essere letterale, si deve cercare di renderla armoniosa e più vicina possibile ai modi di dire della ns. lingua, quello che è importante è rendere il senso complessivo ( nei romanzi alcune frasi che tradotte nn suonerebbero bene addirittura nn sono tradotte, se nn indispensabili alla comprensione)

se invece ti viene richiesta una traduzione tecnica, in cui c'è un linguaggio specifico da rispettare si devono conciliare i 2 aspetti. rispettare la terminologia tecnica e a tempo stesso la traduzione deve essere logica e chiara-è + difficile, ovviamente-qui la traduzione deve essere + letterale
Valentinaina *piccola orsa*
2008-02-02 09:42:26 UTC
ciao!



questo è un argomento da sempre dibattuto.

pensa che già cicerone teorizzava la traduzione come una traslazione (nb questo termine) di aspetti linguistici, culturali e pragmatici.

diciamo che alla fine gli studiosi sono arrivati a una conclusione: che il testo di arrivo deve essere riprodotto secondo determinati principi:



1. EQUIVALENZA.

il testo meta deve riprodurre la stessa situazione di quello di partenza, e, per farla breve, deve avere lo stesso effetto sui riceventi.

ad esempio: un film comico tradotto in un'altra lingua deve essere in grado di far ridere il pubblico alla stessa maniera di quello di partenza.



2. ADEGUATEZZA

il traduttore analizza il brano da tradurre e seleziona le idee principali (dominante), il suo compito sarà quello di riproporre le stesse idee nel testo tradotto, a costo di sacrificare le informazioni che non sembrano essere essenziali.



3. FEDELTà.

la traduzione deve essere leale all'originale, si parla in questo caso di originalità grammaticale e semantica del testo, che si deve mantenere.

anche se questi limiti grammaticali e semantici vanno a cozzare con quella che è la liberta di generare un nuovo testo.



4. TRADUCIBILITà, termine complesso che parte dalla constatazione che non esiste isomorfismo tra lingue. le strategie traduttive attuate devono essere in grado di riproporre concetti e aspetti della cultura 1 all'interno del testo 2, concetti che molte volte subiscono una localizzazione.





Diciamo che questa è la teoria, che preferirebbe a tutti i costi una traduzione dell'effetto, o, come lo definisci tu, del "concetto".

in teoria della traduzione non si parla mai (o quasi) di traduzione letterale, diciamo che è un termine che non è assolutamente contemplato.

e in ogni caso una traduzione letterale non sarebbe mai in grado di seguire quelle 4 linee-guida proposte in precedenza.

mi è appena venuto in mente un esempio, citando un'altra domanda fatta in questa sezione. immaginati di dover tradurre una frase banale come: you drive me crazy. cosa fai? traduci con: tu guidi me pazzo?!



spero di esser stata chiara.

per qualsiasi curiosità sono a tua disposizione ;)



un bacio e buona serata

vale
anonymous
2008-02-02 02:12:01 UTC
una buona traduzione e' quella che riesce appunto a tradurre il concetto espresso in una frase e far si che sia comprensibile nella lingua da tradurre.

tradurre parola per parola e' possibile ma non ha senso.

non sono ne' traduttrice ne' interprete ma parlo due lingue con la stessa dimestichezza.... o quasi.
anonymous
2008-02-02 09:46:41 UTC
sono uno studente di "traduzione specialistica" e M.A.K. Halliday dice "not in the mind but in the product". Non ha senso trasmettere il significato parola per parola, la cosa importante è conferire il senso del testo di partenza. Nella traduttologia facciamo spesso la distinzione tra traduzione "formale" e traduzione "dinamica" e spesso è preferibile usare la seconda, ovvero quella che mira a far ricevere nel lettore della lingua di arrivo la stessa sensazione e lo stesso messaggio che riceve il lettore della lingua di partenza (quella originale).
?
2008-02-02 02:43:04 UTC
Penso che una buona traduzione sia quella che riesce a conciliare al meglio i due aspetti.

Se la traduzione letterale da sola fosse davvero possibile, ci basterebbe utilizzare un buon vocabolario, applicare qualche regola grammaticale e sintattica e otterremmo una specie di concatenamento di parole - non sempre comprensibile.



Il concetto è una faccenda assai più complessa, perchè dipende da un sistema di pensiero legato tra l'altro alla storia, alla tradizione e ai costumi di un popolo.

Non posso ostinarmi a far traboccare il vaso con l'ultima goccia in inglese, che preferisce rompere la schiena del cammello con l'ultimo filo di paglia - perdona il banale esempio.

I termini vanno inseriti in un contesto, e questo è uno dei dettagli che trovo più difficile far capire alla gente che ti pone la classica domanda: come si dice...? aspettandosi una risposta univoca e immediata.



Inoltre, c'è la complicazione del continuo mutamento a cui una lingua è sottoposta. Non si può ignorare l'uso del parlato e pur rispettando le regole fondamentali della sintassi (o della grammatica), ci si deve continuamente aggiornare. Una bella impresa, se non si vive sul posto.



La traduzione, che a volte si trasforma in trasposizione, è una delle imprese più ardue e più affascinanti che riesco a immaginare. Esiste una miriade di piccole e grandi sfumature che, secondo il mio modesto parere, non sono nemmeno traducibili. La traduzione di una poesia, per esempio, consiste nel riscriverla, perchè è assolutamente impossibile rispettare il concetto mantenendo inalterata la struttura metrica e il suono.



Infine, c'è la questione del registro linguistico. Se traduco un testo rivolto agli esperti di un settore dovrò stare molto attento al vocabolario, di solito settoriale. Se traduco un libro il cui parlante è un bambino, dovrò stare attenta a non farlo parlare come un manager in giacca e cravatta.



Per concludere, la traduzione perfetta in realtà non esiste. Ce ne sono di buone, di migliori e di peggiori. Il meglio che si possa fare è trovare una mediazione. Facile, no?

(Quanto mi mancano gli emoticon: qui avrei infilato quello che fa l'occhiolino!)
Mad Max
2008-02-02 05:52:49 UTC
Lucas te respondo en mi idioma ya que asi me expreso mejor, he leido una y cada una de las respuestas aqui dadas y me pareciera que estar en un debate en la catedra de idiomas, no soy ni traductor ni interprete, pero te puedo decir que todos los aqui presentes tienen toda la razon " una buena traduccion" es aquella que no te cambia, ni el sentido, ni la rima, ni la prosa(como dirian en mi pais) creo que con todas estas respuestas seras muy feliz, lo que te sera dificil es a quien les dara los 10 que en ultimo caso y creo que es asi, lo han hecho no buscando los 10 si no buscando ser feliz al ver que su respuesta ha ayudado a alguien ... ^¿^ ...
cinnamon
2008-02-02 05:12:41 UTC
la traduzione una volta usciti dal contesto di istruzione deve essere fedele al testo originale...ma nn puoi tradurre parola x parola l'inglese! Quel ke devi fare è riportare, il + fedelmente possibile, il concetto espresso dall'autore tanto qualcosa di te, traduttore, resta sempre perchè x ogni parola ci sono + sostantivi e sei tu ke scegli nn l'autore ke la tua lingua manco la conosce!

Se si parla di informatica e medicina o altre materie tecniche hai poco da svolazzar di fantasia...i concetti son quelli, i termini pure devi solo curar la forma ma quando passi al letterario la cosa cambia...devi adattare, modificare tenendo presente il concetto base e la tua lingua....x la tesi ho esaminato delle traduzioni di un testo "famoso" tradotto da scrittici famose e rimandato a studenti itliani quindi...un orrore...una tragedia...l'originale diceva una cosa e la traduzione svolazzava e trascendeva a piacimento! BLEAAACH ma tant'è gli scrittori fanno i traduttori ( letterari)e i traduttori fanno altri lavori!



p.s. concordo con Pangea...a noi dicevan sempre: think english...nn devi tradurre e poi parlare, devi pensare nell'altra lingua...leggi in inglese e pensi in italiano sennò è finita, prima screening (lettura, comprensione testo) poi scanning (traduzione vera e propria)
anonymous
2008-02-03 04:50:03 UTC
Mi sa che ci troviamo tutti sul concetto essendo quello che conta... Quoto Pangea, anch'io traduco in due fasi, almeno quando traduco dall'italiano o dall'inglese alla mia madrelingua, il tedesco. Viceversa le mie possibilita' sono limitatissime e duro una fatica a riportare il concetto con delle parole piu' adatte possibile. Comunque quando traduco testi lunghi al tedesco primo faccio una traduzione letterale e poi la rivedo cambiare espressioni che non sono appropriate in tedesco, uso espressioni che si usano davvero in Germania.

Una traduzione e' sempre un funambolismo... e il modo in cui traduco dipende dal testo, dallo scopo della traduzione e dal destinatario (sia il/la richiedente che una terza persona, per esempio un cliente).

Mi spiego meglio: Se si tratta di compiti, naturalmente traduco letteralmente e quando la traduzione e' piu' libera, quando uso delle espressioni tedeschissime, aggiungo una nota dicendo "tedesco della Germania".

Lo stesso mi aspetto dagli rispondenti quando chiedo una traduzione di un'espressione... mi servirebbe la traduzione del concetto con magari una spiegazione o traduzione letterale dell'espressione straniera.

Se si tratta di traduzioni per siti o altri testi che si rivolgono a clienti tedeschi traduco il concetto usando il linguaggio del campo specifico, espressioni che sono proprio comuni in Germania in questo contesto. Penso che per una buona traduzione, cioe' per una traduzione che non sembra essere una tale, non bisogna solo conoscere benissimo la lingua destinativa, ma anche il modo in cui se la usano nel paese d'origine, e bisogna essere aggiornati sulle espressioni comuni.

Un'altra cosa sono le traduzioni di testi letterari, di brani di canzoni e di poesie... qui si tratta di un funambolismo sempre piu' grande. Non bisogna solo avere un'idea del concetto, ma anche dell'anima del testo, del modo di pensare dell'autore...

Per quanto riguarda la citazione di Schiller, porta con se un altro aspetto, quello della lingua come mezzo di comunicazione (non solo tramite traduzioni). E questo e' la causa perche' dico, bisogna pensare anche al destinatario...

Che valore ha la traduzione perfetta, se il destinatario non la capisce? Un esempio drastico: Quando parlo in inglese con una persona, per cui come per me l'inglese non e' la madrelingua, cerco di esprimermi in modo piu' semplice che possibile, anche se magari conosco qualche espressione tipica... l'inglese e' pieno di espressioni su cui si potrebbero equivocare quando li tradurrebbero letteralmente. Per questo qualche volta uso delle espressioni o parole scorrette ma chiare per evitare un equivoco o per semplicemente essere capita... Per esempio dico "mouses" (scusate inglesi ;) invece di "mice" se mi rendo conto che l'altro non capisce... In questi casi una "traduzione" sbagliata unisce due persone piu' di una "traduzione" corretta :)
Trixa1983
2008-02-02 05:23:29 UTC
Io studio lingue all'università e ho appena dato un esame di inglese sul ruolo che ha l'interprete...il dilemma secolare che lui ha è se usare una traduzione mot a mot, cioè la traduzione letteraria del testo, oppure una traduzione basata sul significato del testo....gli antichi chiamavano le traduzioni le belles et fideles o enfideles....secondo me per scegliere un metodo di traduzione bisognerebbe vedere a chi va il testo...dipende dalla situazione...ovvio che se bisogna fare una traduzione per una persona che non conosce bene l'italiano allora gliela si fa secondo l'interpretazione ma se la traduzione va fatta per un libro, allora è meglio usare + la strategia mot a mot e poi, per trovare il significato più profondo, allora si usa anche un modo meno fedele ma che renda il concetto....ogni traduzione è diversa, è a sè stante e quindi anche il metodo sarà diverso...a volte si usa un approccio, altre volte l'altro e altre volte ancora si usano entrambi insieme

sauuuuuuuuu :)
anonymous
2008-02-02 01:13:00 UTC
A volte dipende anche dalla lingua da cui si traduce perchè magari ha delle costruzioni così diverse dall'italiano che è necessaria un anota del traduttore per far capire qualcosa che altrimenti andrebbe perduto!
anonymous
2008-02-02 01:02:13 UTC
hai perfettamente ragione, per "ottima traduzione" si intende una che rispetti i concetti del brano senza cadere nelle contraddizioni che possono accadere a causa della traduzione da vocabolario. ti faccio un esempio con l'inglese: questa lingua ha bisogno di un'ottima traduzione concettuale, perchè alcuni termini hanno tantissimi significati; quindi, in conclusione la via ottima per tradurre è una mediazione, tra termini di vocabolario e traduzione d'autore. ciao!
Roberto
2008-02-02 09:05:02 UTC
si deve essere bravi a capire il significato letterale, originario

e poi con l'intuito a seconda del contesto si deve saper dare la giusta sfumatura.

- Bisogna tradurre in maniera più letterale possibile,

e dove non è possibile

- scegliere le parole morfologicamente più simili

in modo che le due lingue suonino più uguale possibile!

ci vuole FEDELTÀ

che significa anche

- adottare gli stessi registri linguistici

- se un testo è scritto in forma brutta

non lo si deve migliorare, né peggiorare!

- cambiare la costruzione delle parole adattandola alla nuova lingua

ed eliminare perifrasi inutili che cambino la scorrevolezza originale del testo

e i concetti si capiranno!
Ingrid R
2008-02-04 05:02:15 UTC
il più fedele possibile, prima al concetto e poi alla parola.



per me la risposta si trova più facilmente alla domanda opposta:

che cosa è una cattiva traduzione?

traduzione automatica, traduzione umana troppo alla lettera senza aver capito il concetto, traduzione incompleta (o troppo grezza) che non rispecchia tutto il contenuto, traduzione troppo fantasiosa (solo ispirata dal concetto, ma troppo lontana dalla frase)...



ma:

anche s'è perfetta, una traduzione è sempre una traduzione!

non è possibile paragonarla a un testo redatto in lingua originale.
miafiorella
2008-02-03 08:18:10 UTC
secondo lil mio umile parere di traduttrice-interprete madrelingua penso sia dovere del traduttore-interprete che sia di immedesimarsi nell'autore ed enunciare il pensiero originale (usando più o meno la traduzione letterale dei vocaboli che è la cosa meno importante) . Per questo si deve conoscere quasi alla perfezione le due o più lingue di lavoro per discernere i "faux amis" (ovvero le "trappole" linguistiche), conoscere i vari modi di dire, insomma essere padroni di quelle che sono le profonde peculiarità di ogni singola lingua e che risultano essere proprio le più ardue da riproporre in un'altra lingua proprio perchè ognuna di esse ha i suoi modi di dire. (totalemente intraducibili alla lettera come per esempio i proverbi). Altra cosa importante: un determinato vocabolo preso nella lingua originale può avere più significati mentre se esso viene "esportato" ed entra nell'uso comune della lingua straniera viene adoperato con uno solo di quei suoi significati di origine!!!!!
yukio
2008-02-02 09:45:21 UTC
Tutti quelli che si interessano di traduzione conoscono il detto "traduttore=traditore" che sintetizza la difficoltà a rendere un concetto in un'altra lingua.

C'è da precisare che una traduzione in simultanea (quella che fanno gli interpreti) è totalmente diversa dalla traduzione di un brano letterario o tecnico, in quanto ha lo scopo di comunicare un concetto senza curare troppo nè la forma nè la perfetta corrispondenza (qualora vi sia questa necessità l'oratore in genere fornisce il testo scritto in anticipo in modo che l'interprete sappia cosa dovrà tradurre).

nella traduzione letteraria, il traduttore deve conoscere non solo il testo.. ma anche l'autore! nel senso che deve conoscere le sue opere, il suo modo di pensare, il suo ambiente. Più il traduttore conosce l'autore e meglio esprime il sup pensiero (hai notato che in genere ogni scrittore ha il suo traduttore preferito?).

Se vuoi ridere prova a tradurre col traduttore del PC e poi, rifai il percorso inverso (cioè: ad es. dall'italiano in inglese e poi, quel testo tradotto di nuovo in italiano). il traduttore automatico serve solo a chi deve informarsi sul contenuto (in linea generale) di un testo piuttosto lungo; questo sistema è usato per es. all'ONU per tradurre una quantità enorme di pubblicazioni e "selezionare" quelle più interessanti da affidare a traduttori umani!
anonymous
2008-02-04 22:12:08 UTC
Buona traduzione= (traduzione) soddisfacente/passabile/interpretabile...

Io sarei per la traduzione letterale dei singoli termini.

Esempi; His parents=Suo-lui parenti. A friend of mine=Un/una amico/a di mio. What a beautiful day! = Cosa/che una/un bello giornata/giorno!

Come puoi vedere ,e come direbbero in molti,le traduzioni di mio pugno sarebbero ardue da interpretarsi ma farebbero riflettere sul concetto dell'uso di una data lingua in seno ai parlanti,ci si potrebbere immergere ,dico meglio,pensare nel vivo di quellla lingua,nel modo di formulare una sentenza e facendo cosi` non ci si abiliterebbe approfonditamente alla conoscenza di questa?

Se un parlante di lingua inglese,parlando,non esterna nel predicato la differenza tra femminile e maschile,plurale e singolare,aggettivo e nome(notte,notti,notturno,notturni,notturna, notturne, Olimpiadi,olimpico ,olimpionico..),perche` allora ci si dovrebbe prendere la briga di anteporre(quasi a correggere) quel qualcosina in piu` atta a rendere la "traduzione" comprensibile????????

Una lingua,sia (erroneamente) giudicata "superiore/inferiore" dovrebbe conservare il messaggio il piu` fedele possibile.

Alla fine,con questo tipo di traduzione "a macchinetta" si avrebbero come conseguenza delle multi-traduzioni da parte dei lettori ,tante quante sono le interpretazioni soggettivo-personali e sia per esperienza e sia per conoscenza.

Certo,mi rendo conto che tali "traduzioni" potrebbero anche portare ad un disinteressamento di una lingua poiche` effettivamente sembrerebbe frustrante e filo-discriminatorio il tradurre in questa maniera "originale". Mi rimane da dire che dopotutto "una buona traduzione" potrebbe anche essere la portante propagandistica centrata su di una lingua.
anonymous
2008-02-02 00:59:54 UTC
credo sia meglio tradurre il concetto!


Questo contenuto è stato originariamente pubblicato su Y! Answers, un sito di domande e risposte chiuso nel 2021.
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